Squalo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Se guardi bene dentro uno sguardo c’è molto di più di cio’ che un occhio puo’ vedere

    Group
    Administrator
    Posts
    2,127

    Status
    Anonymous

    Selachimorpha


    Squali





    lP68lVd




    Classificazione scientifica

    Dominio Eukaryota
    Regno Animalia
    Sottoregno Eumetazoa
    Ramo Bilateria
    Superphylum Deuterostomia
    Phylum Chordata
    Subphylum Vertebrata
    Infraphylum Gnathostomata
    Superclasse Ittiopsidi
    Classe Chondrichthyes
    Sottoclasse Elasmobranchii
    Superordine Selachimorpha
    Ordini
    Hexanchiformes
    Squaliformes
    Pristiophoriformes
    Squatiniformes
    Heterodontiformes
    Orectolobiformes
    Lamniformes
    Carcharhiniformes





    sExuAOz






    Selachimorpha è un superordine di pesci cartilaginei predatori, dalle forti mascelle e di dimensioni medio-grandi, i cui membri sono comunemente noti con il nome di squalo o pescecane.

    L'etimologia del termine è greca: Seláchion (σελαχοειδή) "Selacio", in zoologia si applica a quei pesci cartilaginei con corpo fusiforme o depresso, coda eterocerca e bocca quasi semicircolare e Morphè (μορφή) "Forma".

    Questo raggruppamento comprende più di 500 specie[1], per le quali la respirazione avviene attraverso l'utilizzo di un numero variabile tra cinque e sette di fessure branchiali. Caratteristica peculiare del corpo degli squali è che esso è ricoperto da dentelli dermici che proteggono la pelle dai danneggiamenti dovuti ai parassiti e migliorano l'idrodinamica.
    Questi pesci sono inoltre dotati di varie serie di denti di riserva, che intervengono in sostituzione di quelli persi o danneggiati.

    Le dimensioni degli squali spaziano da quelle del minuscolo squalo lanterna nano (Etmopterus perryi), una specie che vive in profondità e che misura soltanto 17 cm in lunghezza nel maschio, e 20 nella femmina, a quelle dello squalo balena (Rhincodon typus), il pesce più grande in assoluto.

    Tutti gli squali sono carnivori e la maggior parte di loro si nutre di pesci ed altri animali marini, a differenza degli esemplari più grandi, come il succitato squalo balena, che si nutrono principalmente di plancton.
    In genere si immagina che gli squali vivano soltanto in acque salate, ma lo squalo dello Zambesi (Carcharhinus leucas) è solo il più conosciuto di una serie piuttosto numerosa di specie di squali d'acqua dolce che nuotano sia in acqua salata che in acqua dolce, così come in quella dei delta fluviali.

    In conseguenza di attacchi anche non provocati ai danni di esseri umani, operati da alcune specie in particolare, gli squali hanno guadagnato la fama, solo in parte giustificata, di essere pericolosi.

    Anche per questo motivo, oltre che per il fatto che la loro carne è considerata pregiata in molti stati asiatici, diverse specie di squalo sono sottoposte a pesca intensiva che li pone in pericolo di estinzione.



    HPEcRkf




    Anatomia dello squalo.

    Descrizione fisica
    Tipiche caratteristiche fisiche degli squali sono il corpo affusolato, la testa appuntita ed una grande apertura delle mascelle. La maggior parte di loro presenta cinque fessure branchiali ai lati della testa (anche se in alcune specie se ne trovano sei o più, come negli Hexanchiformes). Oltre alla prima pinna dorsale, appuntita e triangolare, lo squalo possiede un paio di pinne pettorali, un paio di pinne pelviche, una seconda pinna dorsale, una pinna anale ed una pinna caudale eterocerca epicerca (ovvero il lobo superiore è più sviluppato dell'inferiore) dalla forma caratteristica. La spinta supplementare verso il basso esercitata dalla forma particolare della coda è compensata dalla presenza di pinne pettorali ben sviluppate. Le altre pinne cosiddette impari, cioè le dorsali e le anali, hanno invece funzioni prettamente equilibratrici.

    Attualmente si conoscono circa 500 specie di squali, che possono presentare lunghezze totali molto diverse; si va dal piccolo squalo pigmeo (Squaliolus laticaudus), che non supera lunghezze di 22 cm, al gigantesco squalo balena (Rhincodon typus), un pesce filtratore che raggiunge una lunghezza massima di 20 metri ed una massa di 34 tonnellate.

    Le parti terminali della pinna pelvica nel maschio si sono modificate in organi sessuali a forma di sigaro-salsiccia, meglio noti come emipeni. Questi organi garantiscono la fecondazione interna: servono per introdurre lo sperma nel corpo della femmina attraverso la cosiddetta cloaca.



    7wCvz5O




    Scheletro

    Lo scheletro di uno squalo è assai diverso da quello dei pesci ossei e dei vertebrati terrestri. Gli squali e gli altri Condritti (la razza e la chimera) hanno uno scheletro di cartilagine gommosa, un materiale assai più leggero e flessibile rispetto al tessuto osseo tradizionale. Come avviene per le razze, la mascella dello squalo non è direttamente fusa al cranio.

    La superficie della mascella rivolta verso l'interno, al pari di vertebre ed archi branchiali, è un elemento dell'ossatura che richiede più forza degli altri ed un supporto particolare per via della sua maggiore esposizione agli stress fisici. Per questo motivo è dotata di uno strato di minuscole ed uniche placche esagonali chiamate tesserae, blocchi cristallini di sali di calcio disposti a mosaico.
    Tutto ciò fornisce a questa parte del corpo la forza che avrebbe se fosse composta del ben più pesante tessuto osseo. In generale negli squali troviamo un solo strato di tesserae, ma tra le specie più massicce, come lo squalo dello Zambesi, lo squalo tigre ed il grande squalo bianco, sono stati riscontrati due o tre strati, o anche più in base alla grandezza crescente del corpo.
    È stato trovato uno squalo bianco con le mandibole ricoperte da ben cinque strati di tesserae. Sul muso, la cartilagine può essere spugnosa e particolarmente flessibile in modo da poter assorbire l'energia degli impatti contro le prede, che costituiscono una tipica tecnica di caccia negli squali. I sottili scheletri sono allungati e sostenuti da terminazioni lisce e leggere chiamate ceratotrichia, filamenti di proteine elastiche simili alla cheratina che troviamo anche nelle corna, nei capelli e nelle piume.



    zyFwq5z



    Respirazione e circolazione


    Come gli altri pesci, lo squalo estrae l'ossigeno dall'acqua marina al passaggio nelle branchie. Le fessure branchiali non sono tuttavia coperte come accade negli altri pesci, e sono disposte in fila sulla parte posteriore della testa. Un'apertura modificata, chiamata "sfiatatoio", è posizionata proprio dietro gli occhi. Questa apertura ha lo scopo principale di agevolare l'ingresso dell'acqua durante la respirazione e gioca un ruolo assai importante per gli squali che vivono sui fondali, mentre è praticamente inesistente negli squali pelagici attuali.
    Durante il movimento, l'acqua può passare attraverso la bocca e quindi raggiungere le branchie dello squalo in un processo noto come ventilazione ad ingoio. Anche a riposo, molti squali continuano a pompare acqua attraverso le branchie per assicurarsi una riserva costante di acqua ossigenata. Una piccola parte delle specie di squalo trascorre l'intera vita nuotando in immersione: questo comportamento è comune ad esempio nello squalo volpe pelagico (Alopias pelagicus).
    Gli squali con queste caratteristiche hanno perso la facoltà di pompare acqua attraverso le branchie, e sono permanentemente costretti alla respirazione per ingoio, anche durante le fasi di riposo. Se per qualche motivo accade che non si possano mantenere in movimento, ad esempio perché sono ferite, queste specie sono condannate all'asfissia (qualcosa di analogo accade per alcune specie di pesci ossei).

    I processi di respirazione e circolazione iniziano quando il sangue deossigenato raggiunge il cuore bipartito dello squalo. Qui viene pompato alle branchie attraverso l'aorta ventrale che poi si dirama nelle arterie branchiali afferenti. In corrispondenza delle branchie il sangue viene riossigenato ed in seguito scorre nelle arterie deferenti branchiali, che si uniscono nell'aorta dorsale. Da lì il sangue ossigenato fluisce verso le varie parti del corpo. Una volta impoverito di ossigeno viene poi raccolto dalle parti periferiche del corpo attraverso le vene posteriori cardinali ed entra nella vena cava posteriore cardinale. Quindi il sangue raggiunge l'unico ventricolo cardiaco ed il ciclo si ripete.

    Alcune specie di squalo infine, se capovolte o colpite sul muso, entrano in un naturale stato di immobilità e i ricercatori utilizzano questo stratagemma per approcciare questi pesci senza pericolo. Sembra che questo processo sia in qualche modo legato alla respirazione.


    qB2zxAQ




    Galleggiamento

    Diversamente dai pesci ossei gli squali non sono dotati di vescica natatoria per favorire la nuotata, ma si affidano a quel grosso serbatoio contenente un olio chiamato squalene che è il loro fegato. Il fegato può costituire da solo addirittura il 30% della massa galleggiante dell'animale, e nella maggior parte dei Carcharhinidae esso costituisce il 25% della massa corporea generale. All'interno del fegato, circa l'80% del volume è occupato dal succitato squalene, che è costituito da idrocarburi insaturi e riesce a migliorare il galleggiamento grazie al suo coefficiente di gravità specifica pari a 0,86. La sua efficacia è tuttavia limitata e gli squali devono ricorrere alla spinta inerziale per mantenere profondità e continuare ad affondare quando smettono di muovere le pinne per qualche motivo. Gli squali toro (Carcharias taurus) utilizzano una strategia natatoria diversa: deglutiscono dell'aria dalla superficie e la conservano nello stomaco, che sfruttano come fosse una vescica natatoria.




    u4pXs3i


    .


    Dentelli dermici

    Diversamente da quanto accade nei pesci ossei, gli squali sono ricoperti da una complessa struttura costituita da elastiche fibre di collagene disposte in modo da circondare il corpo con una rete elicoidale. La pelle è costituita da dentelli dermici, cioè scaglie placoidi, che presentano la medesima struttura dei dentelli che compongono i filari mandibolari. Questa particolare corazza lavora come uno scheletro esterno che fornisce all'animale un ancoraggio per i muscoli preposti alla nuotata e allo stesso tempo riduce lo spreco di energia. La particolare forma e la disposizione delle scaglie placoidi garantiscono al predatore marino un'eccezionale idrodinamicità oltre che un'efficace protezione dall'azione dei parassiti.

    L'idrodinamicità è dovuta soprattutto alla riduzione delle turbolenze nell'acqua, durante il nuoto, procurata dai dentelli. Degli studi scientifici hanno infatti dimostrato che i dentelli producono minuscoli vortici che riducono l'attrito tra l'animale e l'acqua in modo da migliorare l'efficacia della nuotata. Inoltre la loro pelle particolare consente agli squali di nuotare in modo molto più silenzioso rispetto agli altri pesci. La maggior parte delle scaglie punta verso la parte posteriore dell'animale, cosicché accarezzare uno squalo dalla testa alla coda produrrebbe una sensazione analoga a quella prodotta da un corpo liscio. Soltanto l'abrasione nel verso opposto rivela la natura ruvida della pelle. Un'eccezione è rappresentata dallo squalo elefante (Cetorhinus maximus), l'unico squalo caratterizzato da scaglie isotrope, cioè che puntano in direzioni qualsiasi, e non verso la coda.

    La pelle degli squali può diventare ruvida come carta abrasiva grazie all'azione dei dentelli, al punto che si sono osservati squali che sfruttano le scaglie per ferire le prede. Alcune società industriali hanno addirittura sfruttato la pelle di squalo per produrre utensili (come l'oroshigane giapponese o la carta vetrata). In Giappone inoltre, i tradizionali forgiatori di katane utilizzano la pelle di squalo per ricoprire l'impugnatura delle spade e renderla meno scivolosa. La tecnica di costruzione prevede che i dentelli siano orientati verso la lama in modo che il samurai sia in grado di recuperare la presa nel caso sia vittima di un tentativo di disarmamento.


    0Q4c0mX




    Denti

    La caratteristica dentatura dello squalo è pur'essa costituita da dentelli come quelli che costituiscono la pelle, ma più specializzati ed ancorati mediante tessuto connettivo. I denti, essendo sottoposti a forte usura vengono costantemente sostituiti. L'arco dentario è infatti costituito da tre o quattro file di denti che avanzano e si dispongono all'utilizzo via via che l'animale ne abbisogna. Di conseguenza alcuni squali possono arrivare a perdere e sostituire ben 30.000 denti nella loro vita.

    Tutti gli squali posseggono queste file multiple di denti lungo le sommità delle mascelle superiore ed inferiore. Denti nuovi crescono continuamente in una fossetta subito dentro la bocca e si spostano dall'interno verso l'esterno su di una sorta di nastro trasportatore formato dalla pelle dove i denti stessi sono ancorati. In alcune specie di squalo le file si rinnovano ogni 10 giorni, in altre possono durare diversi mesi prima di essere sostituite. Le file inferiori sono usate principalmente per trattenere la preda, mentre le superiori effettuano il vero e proprio taglio.

    Proprio la dentatura dello squalo evidenzia le sue abitudini alimentari. La forma e la disposizione dei denti indicano infatti quale preda visita più spesso le mandibole del predatore. Denti aguzzi e fitti, come quelli dello squalo toro (Carcharias taurus), sono specializzati nella cattura di pesci di piccola dimensione; quelli tozzi e larghi, ad esempio quelli che si trovano nelle fauci dello squalo tigre (Galeocerdo cuvier), sono invece idonei alla consumazione dei crostacei più coriacei.



    UiQAvt8




    Coda

    Le code degli squali (pinne caudali) variano considerevolmente in base alla specie ed evolvendosi si sono adattate al particolare stile di vita di ogni squalo. È la coda che permette gli scatti in avanti, quindi velocità e accelerazione dell'animale dipendono dalla sua forma. I Selachimorpha possiedono infatti una pinna caudale eterocerca la cui parte dorsale è di solito molto più grande di quella ventrale. Ciò è dovuto al fatto che la colonna vertebrale dello squalo si estende per l'appunto fino alla porzione dorsale, dando una maggiore area superficiale ai legamenti dei muscoli, in modo da fornire un metodo di locomozione molto efficiente e da compensare la spinta verso l'alto data dall'elevata concentrazione di olii nel fegato. L'opposto accade nei pesci ossei, i membri della classe degli Osteichthyes, che sono dotati di pinna caudale omocerca in quanto il galleggiamento è consentito non dagli olii ma dalla vescica natatoria. Per compensare la caratteristica forma eterocerca della coda e la spinta verso il basso che ne deriva, gli squali presentano pinne pettorali saldate appena dietro la testa e piuttosto sviluppate se confrontate a quelle degli altri pesci.



    3JKScVh





    La forma delle pinne può essere più o meno accentuata a seconda delle abitudini alimentari delle varie specie. La coda dello squalo tigre ad esempio, ha un grande lobo superiore che permette di distribuire efficientemente la forza sia nel caso in cui il pesce proceda a velocità costante in avanti che nel caso in cui si presenti la necessità di improvvisi cambi di direzione e velocità. Questa specie ha una dieta varia, e per questo deve essere in grado di muoversi facilmente nell'acqua quando caccia, mentre lo smeriglio, che caccia piccoli pesci come lo sgombro e l'aringa, ha una coda dotata di un lobo inferiore di grandi dimensioni che gli permette di mantenere a lungo le alte velocità necessarie alla cattura delle sue agili prede.

    Alcuni adattamenti delle code hanno lo scopo di permettere allo squalo di colpire le prede. Gli Alopiidae ad esempio appartengono a questa categoria e stordiscono, con un colpo della robusta coda caratterizzata da un lobo superiore potente ed allungato, pesci e calamari che si riuniscono in branco, in modo da cibarsene. L'Isistius brasiliensis ha invece una coda con entrambi i lobi piuttosto larghi e simili tra loro, ma ha la peculiare caratteristica di possedere tessuto bioluminescente sulla parte inferiore del corpo fino alla coda stessa. Durante la predazione, una piccola parte di questo pesce abissale si illumina di una luce bluastra in modo da simulare la presenza di un piccolo pesce di altra specie. In questo modo un gruppo di Isistius brasiliensis può fingersi un banco di piccoli pesci e di conseguenza altri squali o pesci come i tonni cadono in trappola scambiando i fasci di luce per prede. Quando gli Isistius si rivelano l'incauto predatore diventa a sua volta preda.


    rm1K2JM





    Temperatura corporea


    Alcune delle specie più grandi, come lo squalo mako (Isurus oxyrinchus), ed il grande squalo bianco, sono in parte a sangue caldo, cioè riescono a mantenere una temperatura corporea più alta di quella dell'acqua circostante. Ciò è possibile grazie all'esistenza della rete mirabile, un complesso di arterie e vene molto vicine tra loro che tramite un processo di scambio di sangue contro corrente riduce la perdita di calore corporeo. Delle contrazioni muscolari inoltre contribuiscono a generare un debole incremento di temperatura. Ad ogni modo l'insieme di questi stratagemmi non consente di considerare gli squali davvero omeotermi in quanto nella vera omeotermia, che si riscontra nei mammiferi e negli uccelli, il calore è generato, mantenuto e regolato dal metabolismo corporeo.

    EFOPgDI





    Durata della vita


    L'aspettativa di vita di uno squalo varia da specie a specie. La maggior parte ha una vita media tra i 20 ed i 30 anni, mentre lo spinarolo può arrivare all'età record di cent'anni; si ipotizza che gli squali balena possano addirittura superare questa età.




    Sistema digestivo

    Questo apparato è caratterizzato da uno stomaco piuttosto voluminoso e da un intestino corto, chiamato valvola spirale, la cui forma richiama quella di una scala a chiocciola. La valvola spirale può essere di due tipi: ad anelli corti o ad anelli allungati. La conformazione a valvola, che garantisce una maggiore superficie di assorbimento dei principi nutritivi, ma allo stesso tempo incrementa il tempo di digestione, è giustificabile in base alla presenza del grosso fegato di cui sopra. L'intestino termina nel retto, dotato di una ghiandola rettale che espleta le funzioni dell'intestino cieco umano, e quindi si apre all'esterno in prossimità dell'ano attraverso la cosiddetta cloaca, che drena all'esterno anche i dotti urogenitali (e nella femmina è qui che avviene la fecondazione). Negli squali sono ben sviluppati sia la milza che il pancreas.


    0vbLHSw




    Sistema muscolare

    Gli squali possiedono una muscolatura di tipo metamerico: i muscoli sono divisi in segmenti, chiamati miotomi che sono disposti in fila uno dopo l'altro. Una caratteristica che differenzia i Selachimorpha dai pesci ossei è la presenza di una muscolatura epibranchiale, che serve a muovere le fessure branchiali. Questo movimento, necessario per rifornire le branchie di acqua ossigenata, non è presente nei carcharhinidae che, come accennato nella sezione respirazione e circolazione, sono costretti a mantenersi costantemente in movimento per non soffocare. La rete mirabile, già citata nella sezione temperatura corporea, serve anche ad irrorare i muscoli permettendo loro di lavorare ad una temperatura maggiore, e di lavorare meglio di quanto non avvenga tra i pesci a circolazione semplice.


    NJzROxl




    Sistema nervoso

    Gli squali sono dotati di un sistema nervoso centrale, uno periferico, e di numerosi organi di senso, che tratteremo nel seguito. L'encefalo ed il midollo spinale costituiscono il sistema centrale; il cervello è diviso in varie aree. Quella proencefalica è sede dell'olfatto, quella mesencefalica della vista e quella romboencefalica dell'udito e della ricezione di stimoli meccanici. Esistono 12 paia di nervi che conducono al cervello gli stimoli esterni provenienti dai sensi.


    vrlW8K9




    I sensi dello squalo

    Olfatto



    In alcune specie, gli organi olfattivi sono in grado di rilevare una parte per milione di sangue presente in acqua marina. L’acqua entra attraverso le narici e passa ai sacchi nasali mentre lo squalo nuota, mentre viene pompata direttamente dalle narici quando l'animale è a riposo. Questo secondo fenomeno avviene naturalmente solo per quelle specie che rimangono immobili mentre riposano e sono in grado di pompare l'acqua come accennato nel paragrafo respirazione e circolazione.

    I sacchi nasali sono forniti al centro di lamelle o filamenti di tessuto tappezzati di recettori olfattivi, verso i quali viene diretta l’acqua. Il senso olfattivo è collocato nel corto condotto che collega le aperture nasali anteriore e posteriore, che nei pesci ossei sono fuse, ma negli squali sono distinte. Gli squali sono attratti dagli agenti chimici contenuti nelle viscere di molte specie, e in conseguenza di questo spesso si soffermano nei pressi di scarichi fognari.

    Alcune specie, come lo squalo nutrice, presentano dei barbigli che potenzia ancora di più la sensibilità nella ricerca di prede. Di solito all'olfatto (che negli squali è un senso superiore) è affidata la responsabilità di identificare le prede lontane, mentre sulle brevi distanze gli squali privilegiano la linea laterale, nuotando attorno alla preda per percepire i suoi movimenti in acqua, oppure ricorrono agli speciali pori sensoriali elettroricettivi di cui sono dotati (le ampolle di Lorenzini) per discriminare i campi elettrici generati dalla preda da quelli creati dal moto ondoso oceanico.



    Bm5oBu2





    Gusto

    Sembra che questo senso risieda nei bottoni gustativi, presenti non solo all'interno del cavo orale, ma anche sulla pelle che circonda la bocca.

    Vista


    L'occhio dello squalo è simile a quello degli altri vertebrati, ossia dotato di cristallino, cornea e retina. La differenza principale consiste in un adattamento all'ambiente marino: gli occhi presentano una membrana chiamata tapetum lucidum, che si trova dietro la retina e vi riflette una seconda volta la luce, in modo da migliorare la percezione luminosa e la visibilità nelle acque più oscure. L'efficacia della membrana non è naturalmente la stessa per tutte le specie, ma vari tipi di squalo presentano uno spiccato adattamento alla vita notturna. Gli squali hanno le palpebre, ma non le sbattono frequentemente in quanto l'azione dell'acqua circostante è sufficiente alla pulizia dell'occhio. Alcuni presentano la membrana nittitante (più diffusa tra gli uccelli) per proteggere l'occhio durante la caccia e quando l'animale è minacciato. Altri come il grande squalo bianco, non ne sono dotati, ma si proteggono comunque ruotando gli occhi all'indietro quando colpiscono la preda.


    qt0pekW




    Udito

    Benché sia molto difficile testarlo, da alcune osservazioni sembra che gli squali siano dotati di un udito molto fine e che possano percepire i movimenti di una preda lontana diversi chilometri. Una piccola apertura su entrambi i lati della testa (da non confondere con le branchie) conduce direttamente all'orecchio interno attraverso un canale molto stretto. La linea laterale funziona in modo simile essendo collegata all'ambiente esterno da una serie di minuscole aperture denominate pori di linea laterale. Questo sottolinea la comune origine dei due sensi che identificano vibrazioni e suoni e sono riuniti nel sistema acustico-laterale. A differenza di ciò che notiamo negli squali, nei pesci ossei e nei tetrapodi non esiste più l'apertura diretta tra orecchio interno e ambiente esterno.


    Linea laterale in uno squalo.

    Questo senso è posseduto da molti pesci, squali inclusi, e permette di riconoscere movimenti e vibrazioni nell'acqua. Gli squali usano questa facoltà per individuare i movimenti di altri organismi, in particolare quelli dei pesci feriti. La banda di frequenze che riconoscono è quella compresa tra 25 ed 50 Hz.


    dJirI0z





    Elettroricezione


    Una delle ultime caratteristiche dello squalo che si è scoperta è la sua sensibilità a campi magnetici ed elettrici che gli deriva dalla presenza di alcuni recettori collegati ai pori del muso. Il vero organo capace di questa caratteristica è il complesso formato dalle ampolle di Lorenzini. Il funzionamento è molto simile a quello del labirinto auricolare presente nell'orecchio umano.

    Alcune ciglia immerse in un gel vengono sollecitate dalle variazioni di campo grazie all'azione di una pompa protonica e sono quindi suscettibili ad un gradiente elettrochimico. Da alcuni esperimenti fatti in mare aperto si è compreso che lo squalo utilizza tutti i sensi, ma ne attiva alcuni solo a distanze prossime alla preda. Infatti se da lontano prevalgono odore, magari del sangue che sgorga da una ferita, e logicamente vista, da vicino, se l'acqua si fa torbida e deve procedere alla cieca, lo squalo fa proprio affidamento su questo sistema che gli permette di serrare la mascella a colpo sicuro.



    mVMHgNB




    Il fatto che l'elettroricezione vada a soppiantare olfatto e vista su brevi distanze è testimoniato anche dal fatto che alcuni squali tendono a dimostrarsi aggressivi nei confronti di apparecchiature elettroniche (come le macchine fotografiche) quando transitano nei pressi di gabbie di sub o navi oceanografiche.


    Come accennato le ampolle di Lorenzini sono l'organo elettrorecettore dello squalo e variano in numero da un paio di centinaia a qualche migliaio a seconda dell'individuo. Gli squali le usano per riconoscere i campi elettrici che ogni essere vivente produce. Questa percezione aiuta l'animale a trovare le prede anche in condizioni di pessima visibilità (in modo particolare ciò accade per gli squali martello). Tra tutti gli animali conosciuti, gli squali sono quelli con la più precisa percezione elettrica.



    prrkQTP





    L'identificazione delle prede diventa utile soprattutto quando esse si nascondono sotto la sabbia del fondale marino. Anche in quei momenti esse producono infatti inavvertitamente dei campi elettrici. È a causa di questo senso se a volte gli squali attaccano per sbaglio delle barche: il potenziale elettrochimico che l'interazione tra il metallo e l'acqua salata genera assomiglia infatti ai deboli campi generati dalle prede, ed in più, essendo spesso più potente di questi ultimi, riesce ad attirare squali che si trovano anche a grandi distanze.



    jkFC0d6





    Riproduzione


    Il sesso di uno squalo può essere determinato in modo semplice. Nei maschi si trovano pinne pelviche modificate che costituiscono gli emipeni, delle appendici prensili, comuni in alcuni pesci e rettili, che servono a trattenere la femmina durante l'accoppiamento. Negli squali però l'importanza degli emipeni non si ferma certo qui: questi organi, noti anche come pterigopodi o gonopodi, adempiono anche la funzione che nei mammiferi è svolta dal pene, cioè si occupano della fecondazione vera e propria all'interno dell'apparato genitale femminile.

    L'accoppiamento tra squali è stato osservato raramente in maniera diretta, e tra le varie specie ci sono delle differenze non trascurabili in questa pratica. I piccoli Scyliorhinidae ad esempio, si accoppiano arrotolandosi intorno al corpo della femmina, mentre nelle specie più grandi e meno flessibili, maschio e femmina nuotano paralleli uno all'altra finché il primo non inserisce uno degli emipeni nell'ovidotto della femmina. Molte femmine delle specie più grandi presentano segni di morso che derivano loro dal tentativo del maschio di mantenere la posizione corretta durante l'accoppiamento. I segni possono derivare anche dalle pratiche di corteggiamento, durante le quali il maschio può mordere la femmina per dimostrare il suo interesse. In alcune specie la femmina ha sviluppato una pelle più robusta proprio per ovviare a questo problema.

    Il rene maschile è direttamente collegato al testicolo. Alcune delle cellule renali costituiscono la ghiandola di Leydig, preposta a secernere il liquido spermatico. La femmina invece ha reni indipendenti rispetto agli ovari e riesce talvolta a conservare lo sperma per un anno. Solo all'interno dell'ovario destro (nelle specie ovipare) si trovano le uova, che sono di dimensioni relativamente grandi. Le due tube sono dotate di ghiandole nidamentali che producono l'albume ed i contenitori delle uova e preposte all'immagazzinamento dello sperma dopo la fecondazione. Gli ovidotti si allargano poi in due uteri che confluiscono in una vagina comune.

    Gli squali adottano una strategia di riproduzione differente da quella della maggior parte dei pesci. Invece di produrre un enorme numero di uova e progenie (strategia che in media produce un tasso di sopravvivenza dello 0,1%), gli squali generano di solito una dozzina di cuccioli (anche se è documentato che una verdesca ne ha partoriti 135, ed alcune specie non ne mettono al mondo più di due alla volta). Questi cuccioli sono protetti da membrane molto robuste che avvolgono le uova, oppure vengono alla luce già vivi.



    Q4E4AW9





    I cuccioli di squalo possono nascere in 3 modi diversi:

    Oviparità: alcuni squali depongono uova. In questi casi, spesso l'embrione viene protetto da un contenitore della consistenza della pelle di squalo. A volte questi contenitori vengono infilati in fessure rocciose per aumentare ancora di più il livello di protezione. I borsellini delle sirene, che di tanto in tanto vengono rinvenuti sulle spiagge, sono proprio contenitori per uova rimasti vuoti. Tra gli squali ovipari ci sono il gattuccio, lo squalo di Port Jackson ed il Cephaloscyllium ventriosum.

    Viviparità: in questo caso la madre mantiene un contatto placentale con l'embrione in via di sviluppo, in modo analogo a quanto fanno i mammiferi durante la gestazione. Il nutrimento della prole avviene attraverso un vero e proprio cordone ombelicale. In questo modo il cucciolo nasce già vivo e con tutte le funzionalità di base attive. Gli squali martello, gli squali requiem (come lo squalo dello Zambesi e lo squalo tigre) e lo squalo elefante appartengono a questa categoria. Si ritiene che lo squalo elefante sia la specie caratterizzata dalla gestazione più lunga (superiore a 18-24 mesi), ma non vi sono ancora prove scientifiche al riguardo.

    Ovoviviparità: è il metodo riproduttivo più diffuso tra gli squali. Il cucciolo viene nutrito dal tuorlo dell'uovo e poi da fluidi secreti dalle ghiandole della parete dell'ovidotto (noti come latte uterino) e, spesso, anche dal sacco vitellino. Durante tutta la fase di crescita dell'embrione l'uovo rimane all'interno dell'ovidotto in modo da usufruire delle due fonti di nutrimento citate in precedenza. Come accade nel caso dei vivipari, quando viene alla luce il cucciolo è già vivo ed è in possesso di tutte le sue funzionalità. Alcune specie praticano l'ovofagia: in questi casi il primo embrione ad attecchire si ciba dei rimanenti all'interno dell'ovidotto. Si ritiene che questo meccanismo di sopravvivenza sia diffuso tra tutti i Lamniformes.



    ApWhstX




    I cuccioli di squalo toro hanno portato questo meccanismo ad un'evoluzione ancora più avanzata: l'embrione dominante si ciba degli altri embrioni in fase di sviluppo in un processo noto come cannibalismo intrauterino. L'aspetto caratterizzante dell'ovoviviparità è che i nascituri raggiungono dimensioni considerevoli già prima di venire alla luce. In seguito al ritrovamento, nel 1953, di un uovo che conteneva un embrione quasi completamente formato, lo squalo balena è stato per anni classificato come oviparo. Tuttavia, la rarità dei ritrovamenti di uova, la presenza negli adulti dell'ombelico e altre caratteristiche della specie hanno portato i ricercatori alla conclusione che l'uovo di cui sopra fosse il risultato di un aborto e che probabilmente gli squali balena fossero ovovivipari..
    In genere le femmine ovovivipare partoriscono in luoghi protetti, come baie, foci di fiumi e anfratti poco profondi. Questi luoghi sono scelti per fornire protezione dai predatori (principalmente altri squali) e per l'abbondanza di cibo.



    BhUB22E





    Partenogenesi (riproduzione asessuata)

    Ci sono due casi documentati di femmine di squalo che hanno concepito un avannotto senza entrare in contatto con un maschio, attraverso un processo noto come partenogenesi (in uno dei due casi si trattava di uno squalo martello). I dettagli di questo meccanismo non sono ancora noti, anche se l'impronta genetica degli avannotti in esame ha dimostrato che essi non presentavano contributo paternale nel loro genoma, ma erano cloni perfetti della madre. L'ipotesi di una riserva di sperma maschile nel corpo della madre andava perciò a decadere. Non si conosce per la verità neppure l'estensione di questa pratica tra le varie specie di squalo. La comunità scientifica asserisce che probabilmente questo tipo di comportamento in natura è molto raro, e rappresenta un ultimo disperato tentativo di riproduzione da parte delle femmine di alcune specie che si trovano, ad esempio perché in cattività, in assenza di un compagno. Ciò condurrebbe comunque ad un'assenza di diversità genetica, elemento necessario per una valida difesa contro le minacce naturali. Una situazione di questo genere può aver contribuito al declino della verdesca sulle coste irlandesi.



    wikipedia org





    7SaGz99



    Edited by Momà - 20/4/2015, 13:37
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Se guardi bene dentro uno sguardo c’è molto di più di cio’ che un occhio puo’ vedere

    Group
    Administrator
    Posts
    2,127

    Status
    Anonymous

    Gli squali "volanti" di False Bay





    Quale animale di una tonnellata con denti affilati balza tre metri fuori dall'oceano per agguantare la sua preda? Lo squalo bianco, ovviamente. Da anni Chris Fallows li fotografa in Sudafrica



    I4WFAQe


    Il primo antenato degli squali moderni apparve negli antichi mari 400 milioni di anni fa. Oggi, quell'originario pesce predatore si è evoluto in uno dei più sofisticati cacciatori del pianeta: lo squalo bianco.


    0NBMPWf



    Seal Island, situata all'interno di False Bay, dove questo squalo sembra danzare con la sua preda, si trova solo a 35 minuti da Cape Town; ospita circa 64.000 foche e uno straordinario gruppo di squali bianchi.



    4lC1DmO



    Per catturare belle immagini di caccia c'è bisogno di tempo, capacità di pianificare e molta esperienza per riuscire a capire dove è più probabile che l'azione abbia luogo.
    Questo squalo attacca una foca di ritorno dalla caccia



    bkTielO



    Uno squalo bianco che inarca il suo corpo verso la superficie, e nel farlo, mette in mostra il suo enorme ventre bianco. Foto spettacolare




    qHZKSCw



    Vedere una giovane foca che si dibatte per sfuggire a uno squalo solo per finire attaccata da un altro, e poi magari da un altro ancora prima di soccombere magaria pochi metri dalla salvezza è straziante, così come è esaltante vedere che invece riesce a scamparla.



    5VnwSOi



    Ogni giorno, durante il culmine della stagione di caccia, è un continuo altalenarsi di emozioni



    kNCbD55



    In molte occasioni ho scattato una frazione di secondo in ritardo o la barca non è stata abbastanza veloce per farci catturare l'inquadratura giusta. Ma tutto ciò si viene compensato dal fatto che abbiamo un'attrezzatura molto rapida e un equipaggio molto ben organizzato e di grande esperienza.



    tGKhkrG



    La prima volta che ho nuotato con uno squalo bianco senza gabbia è stato nel "corridoio degli squali” di Dyer Island, in Sudafrica, nel 1994.

    Ricordo la paura mista a eccitazione mentre scivolavamo lentamente nell'acqua sapendo che solo due minuti prima uno squalo di tre metri aveva afferrato l'esca che avevamo appeso dalla poppa della barca.

    Per 20 interminabili minuti ho cercato freneticamente di avvistare l'animale che molti credevano avrebbe divorato me e i miei due compagni, ma sembrava sparito. Ma appena siamo risaliti, eccola lì che nuotava attorno alla barca: chiaramente ci aveva tenuto d'occhio da lontano tutto il tempo.

    Ben lungi dall'essere stupidi assassini, gli squali sono dotati ognuno di una propria personalità: alcuni sono audaci e assertivi, altri timidi e riservati, e altri ancora non vogliono avere niente a che fare con noi.




    2d2ST5H



    Il loro grande occhio ti guarda, cercando di capire se sei una minaccia o qualcosa che val la pena di conoscere meglio, ma senza sapere bene come. Di sicuro a volte ho pensato, "questo è un animale enorme che potrebbe uccidermi in qualsiasi momento”; ma a volte si riesce a provare un gran senso di pace quando o squalo ti scivola accanto.





    fDlxeyi



    Fotografare questi animali mentre nuotano vicino alla riva non è facile. Bisogna che il mare sia calmo, l'acqua limpida, e lo sfondo interessante; inoltre lo squalo deva stare vicino alla superficie perché si capisca quanto è vicino alla riva e come condivida con noi lo stesso paesaggio estivo.




    Vnfdaxc



    Uno scatto incredibile delle fauci di questo squalo bianco





    gWCgnGg



    Uso vari filtri per tenere a bada il bagliore riflesso sull'acqua; il polarizzatore per esempio, ma anche un filtro graduato che mi permette di trovare un migliore equilibrio tra l'acqua scura e il cielo chiaro, mettendo in maggiori rilievo il mio soggetto, cioè lo squalo.





    nationalgeographic.it
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Se guardi bene dentro uno sguardo c’è molto di più di cio’ che un occhio puo’ vedere

    Group
    Administrator
    Posts
    2,127

    Status
    Anonymous

    Grande Squalo Bianco

    (Carcharodon carcharias)




    Il Carcharodon carcharias è di fatto il predatore alfa dei mari, la più temuta creatura delle acque...





    MUO51fV






    Grande Squalo Bianco (Carcharodon carcharias) Che cos'è quella cosa bianca ed enorme, più silenziosa di un puma e più vorace di un lupo, con una bocca larga un metro e traboccante di zanne affilatissime e seghettate, capace di percepire una goccia di sangue diluita in milioni di litri d'acqua?

    Esatto, proprio quel che pensate: il Grande Squalo Bianco.

    Il predatore perfetto, una tremenda macchina di morte che sembra uscita dagli incubi di un naturalista psicopatico o da qualche testo medioevale, un monstrum mirabilis di quelli che le antiche mappe ponevano in prossimità dello Stretto di Gibilterra, a guardia delle Colonne d'Ercole che si credeva fossero la fine del mondo.

    Un animale del quale tutti sanno tutto. O meglio, credono di sapere tutto.

    È di certo uno dei grandi carnivori che più catturano l'attenzione, connubio sapiente tra una selvaggia bellezza e l'attrazione morbosa che solo gli spettacoli più terribili e sanguinari sanno suscitare. Lo splendore di un incendio e la maestosità di uno stallone.

    Per questo motivo, su di lui sono stati girate migliaia di ore di film e documentari spettacolari, spesso conditi da vere e proprie leggende metropolitane che, passando di bocca in bocca, hanno enfatizzato alcune caratteristiche reali dell'animale e ne hanno aggiunte altre del tutto nuove, creando così una moderna chimera, una creatura che, nella realtà, non esiste. Il killer cieco dei mari.

    Buona parte di quest'articolo pubblicato sulle pagine di LaTelaNera.com, dunque, sarà dedicata a sfatare la moderna mitologia nata attorno a questo predatore e a porlo nella giusta prospettiva. Che, tanto per essere chiari, rimane terrorizzante...
    Ma partiamo con un po' di fatti.



    87fA99g





    Nomi comuni: Grande Squalo Bianco, Pescecane.

    Nome scientifico: Carcharodon carcharias. Come molti nomi scientifici, ha la sua origine nella lingua greca: l'aggettivo κάρχαρος (kárcharos) significa "aguzzo", il sostantivo cὀδούς, ὀδόντος, (odóus, odóntos) significa "dente"; il termine καρχαρίας (karcharías) indica il "pescecane". Siamo quindi di fronte a un pescecane dai denti aguzzi. Così su due piedi non me ne vengono i mente dai denti smussati, ma direi che i biologi marini hanno reso l'idea...

    Classificazione: pesci condroitti (Chondrichthyes), altrimenti noti come pesci cartilaginei. Questo perchè la loro struttura portante non è ossea ma, appunto, composta di cartillagini, strutture leggere e flessibili. L'unico tessuto osseo presente negli squali bianchi è nella loro formidabile dentatura.




    E78dakB





    Grande Squalo Bianco: distribuzione e habitat

    Questo animale é diffuso praticamente in tutto il globo con una prevalenza in acque fredde o temperate, benché sia errore comune credere il contrario. Per chi se lo stesse domandando: sì, é presente anche nelle acque del Mediterraneo, dove addirittura si riproduce e dove ne sono stati censiti circa tremila. Uno dei punti preferiti da questa specie nel Mare Nostrum per la riproduzione è la punta nord occidentale della Sicilia. I trapanesi sono avvisati...


    Grande Squalo Bianco: aspetto

    Un mostro marino arrivato direttamente dal miocene senza tracce d'evoluzione, lungo tra i quattro e gli otto metri, con inespressivi occhi neri simili a bottoni, una enorme bocca munita di circa trecento denti acuminati e seghettati disposti su tre file parallele, e una pinna dorsale alta anche un metro.




    GQQvXqg





    Grande Squalo Bianco: dieta

    Potenzialmente, si nutre di qualunque cosa si dibatta nell'acqua, o anche solo vi galleggi. In realtà è abbastanza selettivo nella caccia e predilige animali con abbondante grasso corporeo, visto il grande dispendio di energie che richiedono i suoi attacchi fulminei ed eventuali inseguimenti.

    Però si è detto che è selettivo "nella caccia": in condizioni di comoda predabilità, non disdegna di assalire anche corpi inanimati, spesso per esaminarne la natura. Va però distinto tale comportamento da quello del cugino minore, lo squalo tigre, che ha fama di essere onnivoro per il fatto che, nelle sue interiora, è stato rinvenuto ogni genere d'oggetto. A titolo meramente aneddotico, si ricordano targhe d'auto, scarpe da ginnastica, parti di reti da pesca.

    Il grande squalo bianco, se capisce che la vittima del suo morso non è una preda nutriente, perde interesse; quello tigre, al contrario, non... ehm, demorde. In realtà, non è perchè sia onnivoro: si tratta di una tecnica d'attacco rapidissima e che, nella ricerca del massimo potenziale letale, prevede che l'animale morda a ripetizione senza mai fermarsi, nemmeno se si accorga che la vittima non è un grasso e nutriente pesce ma una carcassa di legno galleggiante. Per questo lo squalo tigre è ben più pericoloso per l'uomo di quello bianco.



    BU8MUQ1




    Ma, in questa sede, parliamo del predatore alfa per eccellenza, quindi lasciamo perdere i parenti poveri, per quanto cattivi...

    Lo squalo bianco, dunque, pur essendo un predatore, non disdegna di cibarsi di cadaveri, purchè nutrienti. Tra le carogne predilette ci sono in particolare i cetacei morti per cause naturali, che diventano veri e propri impressionanti banchetti per decine di mandibole capaci di asportare centinaia di chili di carne con ogni morso.

    Gli squali sono di norma animali individualisti, tuttavia, talvolta, cooperano per raggiungere il risultato, come quando devono predare cetacei agili e veloci.

    Sul cannibalismo fra squali, invece, ci sono opinioni contrastanti: c'è chi sostiene si tratti più di una leggenda vista la scarsa rilevanza statistica degli episodi e chi, invece, contesta che tale tesi sarebbe illogica, vista l'impossibilità oggettiva di accertare i casi effettivi.


    dGWkgZO





    A sostegno dell'ipotesi di un cannibalismo diffuso nella specie ci sono le opinioni degli operatori dei grandi acquari, che testimoniano come gli squali in genere siano usi a staccarsi vicendevolmente parti e a divorare i cuccioli, che costituiscono gustosissimi e comodi snack del tutto indifesi.

    Ora si potrebbe argomentare ancora che il comportamento degli animali in cattività sia falsato e non rispecchi quello dello stato brado (l'esempio delle orche è emblematico: gli unici attacchi all'essere umano si sono registrati in parchi acquatici, dove la costrizione fisica li sottopone a un rilevante livello di stress), però così non se uscirebbe. Quel che è certo è che, nella natura degli squali, il cannibalismo non è per nulla tabù e, se pure non si possa essere del tutto certi della frequenza degli episodi nell'ambiente marino, dove l'abbondanza di prede lo rende tutto sommato superfluo (ma lo stesso si potrebbe dire di un acquario dove gli animali siano regolarmente nutriti e non abbiano problemi di sopravvivenza), si può senza dubbio sostenere che sia un tratto insito negli squali in genere e in quello bianco in particolare.



    vbY6ScW





    Prima di procedere, tuttavia, è necessario precisare che, quando si parla di "squali in cattività", in genere non ci si riferisce a quelli bianchi, che non possono essere tenuti in acquari, per quanto grandi, visto che non vi sopravvivono. Si annoverano vari casi di cattività per periodi più o meno brevi, ma sempre limitati nel tempo.

    Gli squali bianchi, se costretti in ambiente chiuso, hanno comportamenti anomali tali da renderli ingestibili: si va dal rifiuto del cibo all'autolesionismo (sbattono con forza contro le pareti degli acquari), per arrivare a una prevedibile aggressività verso gli altri pesci. Inoltre, la loro esigenza di ossigeno, che è strettamente connessa alla necessità di rimanere sempre in movimento (a differenza di quanto accade per altre specie di squali), può condurre alla morte dell'animale qualora ne si limiti la possibilità di nuotare liberamente per grandi distanze.

    Ciò premesso, partendo dall'ipotesi che i comportamenti di altre specie di squali possano avere riscontro in quelli dei Carcharodontes (cosa, in effetti, tutta da dimostrare), in tema di cannibalismo è interessante ricordare il singolare attacco avvenuto nel 2009 in un acquario della Nuova Zelanda e ha destato parecchio scalpore: un maschio di Galeorhinus galeus, nome comune canesca o cagnesca (da non confondersi con il cagnaccio, appartenente alla famiglia degli squali toro), attaccò una femmina gravida, provocando un involontario e spettacolare parto cesareo: dalla ferita sono uscirono quattro squaletti perfettamente formati e miracolosamente illesi.


    3Zou37J




    La madre e i cuccioli sopravvissero solo grazie all'intervento degli addetti della struttura, che non si erano accorti della gravidanza. A loro dire, se il parto fosse avvenuto di notte e in modo naturale, per i piccoli non ci sarebbe stato scampo: sarebbero stati divorati dai conspecifici adulti.

    Ebbene, l'episodio ancora non dimostra il cannibalismo tra gli squali bianchi, però va detto che vi sono altri episodi, anche recenti, che fanno propendere per quest'ipotesi: sempre nel 2009 venne recuperato un esemplare di circa tre metri e mezzo, quasi tranciato a metà da un singolo morso. Con l'esclusione di un'orca, non esiste altro animale in grado di fare una cosa simile se non, appunto, uno squalo bianco più grande...


    MsA27xr





    Per concludere la carrellata "alimentare" sul nostro mostruoso predatore, è troppo gustosa per omettere di menzionarla la credenza diffusa che i piccoli di squalo bianco si nutrano dei fratelli nel grembo materno, mietendo le loro prime vittime fra i congiunti più prossimi. In realtà, si tratta di un falso mito: il fenomeno, noto come adelfofagia (άδελφος, fratello, ϕαγεῖν, mangiare), è esistente in varie specie (le aquile, per esempio) e anche tra gli squali, ma non in quello bianco (avviene nel caso dello squalo toro). I piccoli di squalo bianco che, come vedremo, vengono partoriti dalla madre, si nutrono invece di uova non fecondate. Però il mito dei piccoli cannibali intrauterini, forse, sembrava più appropriato per un predatore perfetto come il nostro...



    X5RsSlt





    Grande Squalo Bianco: riproduzione

    Gli squali hanno differenti modalità riproduttive a seconda delle famiglie di appartenenza. Gli squali bianchi sono ovovivipari aplacenteali e si riproducono mediante fecondazione interna.

    Il che, in parole povere, vuol dire che, a differenza degli altri pesci, copulano in maniera quasi tradizionale e partoriscono esemplari formati, che si sviluppano all'interno dell'utero materno attingendo il nutrimento dal sacco vitellino e dalle uova non fecondate.

    L'accoppiamento, molto difficile da documentare per via della sua rarità, è decisamente coerente con il tratto di ferocia predatoria distintivo della specie: il maschio afferra con le fauci la femmina (generalmente di maggiori dimensioni), azzannandola sulla testa, sul tronco o sulle pinne pettorali, causandole delle ferite superficiali chiamate "morsi d'amore", funzionali sia al corteggiamento (valli a capire...), sia al mantenimento della posizione corretta durante il coito.



    wb7VTMZ




    Tali traumi raramente si rivelano seri, visto che le femmine hanno una pelle più spessa proprio per "sopportare" il rituale di accoppiamento.

    Il maschio inserisce quindi uno dei suoi due pterigopodi nella cloaca della femmina e ne feconda le uova. Il tutto dura in media una quarantina di minuti. Nemmeno tanto male, si potrebbe commentare.

    In ogni caso, è credenza diffusa che gli organi riproduttivi del maschio siano due per via del rischio non remoto che, vista la violenza del rapporto, uno si spezzi. Che dire: ci sono vantaggi e svantaggi, nell'essere uno squalo bianco...



    5ZNlhbL





    Ad ogni buon conto, gli esemplari partoriti dopo una gestazione lunga e di certo superiore a un anno, anche se in merito non abbiamo dati certi, sono dei veri e propri adulti in miniatura, perfettamente indipendenti dal momento della nascita, anche nel procacciarsi il cibo. Inoltre sono pochi per ogni gravidanza, almeno per gli standard dei pesci ossei, che fecondano ogni anno migliaia o addirittura milioni di uova: nel caso dello squalo bianco, si va dai due ai quattordici esemplari circa per ogni filiazione.

    In merito alla capacità delle femmine di conservare lo sperma del compagno per potersi riprodurre a distanza di tempo anche in mancanza di un maschio, diffusa in mote specie di squali, nello squalo bianco pare essere molto ridotta se non addirittura assente.

    Tuttavia, per far comprendere quanto alcune cose conservino ancora un alto livello d'incertezza, va detto che negli squali parrebbe poter esistere una sorta di "piano b" per la prosecuzione della specie. Una femmina di squalo toro ha partorito in un acquario della florida senza aver avuto alcun contato con esemplari maschi, facendo ritenere si sia trattato di un meccanismo riproduttivo per partenogenesi. Il fenomeno, tutto ancora da verificare e studiare, potrebbe essere diffuso in tutte le famiglie di squali e coinvolgere anche il nostro super predatore, che potrebbe così annoverare un'altra freccia appuntita nella sua faretra di vantaggi genetici.




    Uby0tCM





    Grande Squalo Bianco: come ti uccide

    Tranciandoti di netto in qualunque parte del corpo ti morda. Ciò vale, in particolar modo, quando lo squalo morde per uccidere. Ci sono casi in cui, come vedremo oltre, lo fa anche per una sorta di "attività ispettiva". In quel caso, non è detto che non si possa sopravvivere, perché lo squalo bianco perderà facilmente interesse per la carne umana.

    Ma, in questa parte dell'articolo, consideriamo l'ipotesi peggiore: lo squalo ha deciso che sarai la sua cena.

    Posto che uno squalo bianco non necessariamente attaccherà un uomo se pure vi venga in contatto, ma ci torneremo oltre, nel caso in cui decida di farlo, lo farà probabilmente perché avrà equivocato l'identità della preda e l'avrà scambiata per una foca.

    Un surfista sdraiato che rema con le braccia su una tavola, visto dal basso, appare una sagoma nera ovale con piccole appendici che si muovono e può ricordare una foca. Lo squalo bianco, per tale motivo, potrebbe comportarsi esattamente come se avesse avvistato una delle sue prede predilette, cioè nuotando dal basso a forte velocità e afferrando fra le fauci il corpo della vittima.



    P3Nvk6q





    A causa dell'elevata velocità che questo tipo di attacchi fulminei raggiunge, non è raro che il predatore schizzi fuori dall'acqua per intero, con effetti decisamente spettacolari (a meno che tu, in quel momento, non sia fra le mandibole dell'animale...).

    Che questo sia o meno avvenuto, comunque, lo schema prevede poi che, dopo aver afferrato la preda, lo squalo bianco la strattoni con forza a destra e a sinistra, al fine di aprire tagli più profondi possibile e staccare quanta più carne riesca in un singolo morso.

    Dopo di che, se la preda sarà abbastanza grande, la lascerà dissanguarsi attendendo con pazienza, onde evitare di disperdere energie nell'inseguimento di una creatura ancora abbastanza vitale per poter tentare la fuga.

    Non é questo il caso di un essere umano, ovviamente, che sarebbe tagliato a metà con grande facilità dalle mascelle di uno squalo bianco, che possono sviluppare una pressione fino a diverse tonnellate.

    Per dare un paio di riferimenti, la mandibola umana media può esercitare una pressione di circa ottanta chilogrammi, mentre un leone può arrivare fino a seicento. Uno squalo di cinque metri, in via del tutto teorica, potrebbe superare le quattro tonnellate di forza in un morso!

    Insomma, per questo articolo, la sezione "consigli di sopravvivenza?" (tipica on tutti gli articoli sugli animali pericolosi che pubblichiamo qui su LaTelaNera.com) potrebbe essere riassunta in poche parole: non farsi mordere...




    u2PaUcc





    Grande Squalo Bianco: consigli di sopravvivenza

    Non c'è molto da dire, in effetti. La verità è che uno squalo bianco, anche quando vi dovesse avvistare, non necessariamente attaccherà. Se però decidesse di farlo, le possibilità di poter opporre qualsivoglia resistenza sono, a dir poco, effimere.

    Esistono polveri anti squalo repellenti per la maggior parte delle specie e che, disperse nell'acqua, tengono lontani i predatori. La loro efficacia, tuttavia, è limitata nel tempo per via dell'inevitabile dispersione e, comunque, non è molto probabile averne un po' a portata di mano.

    In mancanza di questo rimedio, è sconsigliato sbattere braccia e gambe, dimenarsi e, in generale, attrarre l'attenzione.

    In caso si disponga di un bastone o un oggetto oblungo qualunque, può essere efficace agitarlo direttamente di fronte al muso dello squalo: ci sono forti possibilità che cambi percorso senza attaccare. Tale tecnica è usata anche dai documentaristi subacquei, però richiede un bel po' di sangue freddo, bisogna ammetterlo.

    In mancanza di supporti esterni, lo stesso effetto potrebbe essere ottenuto con un braccio. Potrebbe...

    Ultima ratio in caso di assoluta necessità: colpire il predatore con quanta più forza si riesca direttamente sulla punta del muso (il naso, tanto per intenderci). Si dice che funzioni. In caso contrario, ve ne sarete andati con una piccolissima soddisfazione...




    1j3k0Hg





    Grande Squalo Bianco: perché è un archetipo del terrore?

    Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, é un animale molto poco pericoloso per l'uomo. Ogni anno ci sono circa sessanta attacchi di squali verso esseri umani in tutto il mondo. Di questi, circa la metà é attribuibile a squali bianchi e la quasi totalità degli avvenimenti é riconducibile a errori d'identificazione da parte dell'animale o a atteggiamenti auto difensivi.

    Inoltre, la maggior parte degli incidenti non ha esito fatale. In pratica gli squali, e particolarmente quello bianco, non predano deliberatamente l'uomo, raramente lo attaccano e comunque, una volta assaggiata la sua carne magra e scarsamente nutriente per i loro standard, lasciano perdere.

    La comune zanzara, in quanto vettore di svariate malattie, é per la razza umana un flagello incomparabilmente superiore rispetto allo squalo bianco.

    Eppure, nell'immaginario collettivo, il cosiddetto "pescecane" é una sorta di mostro degli abissi, una macchina assassina e sadica che uccide anche solo per il gusto di farlo.

    In realtà, la percezione dell'animale é talmente distorta da trascendere e trasfigurarsi in uno dei grandi Terrori Ancestrali delle ultime generazioni.


    FUg2RtO





    Viene da domandarsi come ciò sia possibile, come possa un pesce, a dispetto delle evidenze dei numeri, incarnare a tal punto un archetipo di terrore primordiale. Si potrebbe ipotizzare che ciò sia dovuto alle caratteristiche che fanno di lui la perfetta macchina predatoria che é, a partire dalle dimensioni, che oscillano fra i quattro e i sei metri, con picchi non ufficialmente riconosciuti di esemplari fino a otto.

    Proseguendo nell'esame di questo carnivoro, scopriamo che possiede un numero imprecisato di denti triangolari e seghettati, quantificabile nell'ordine di alcune centinaia. L'ammontare preciso é variabile (siamo attorno ai trecento) in quanto vengono sostituiti frequentemente per mantenere la dentatura, disposta su tre fila, sempre perfettamente affilata e funzionale, pronta a tranciare in due un'otaria con il minimo dello sforzo.




    26u1pX2




    Per quanto riguarda gli occhi, non si può certo dire che i due circoletti completamente neri e inespressivi dello squalo bianco non siano inquietanti. E proprio a riguardo degli occhi s'incontra uno dei falsi miti più diffusi, ovvero che gli squali sarebbero quasi ciechi. Nulla di più falso: ci vedono benissimo e per giunta anche a colori, a differenza di molte altre specie reputate più evolute quali i cani.

    La verità é che lo squalo bianco non ha alcun handicap, tanto meno sensoriale. Oltre a una vista acuta e penetrante, dispone di un olfatto molto sviluppato che gli consente di percepire una goccia di sangue in milioni di litri d'acqua, circostanza annoverabile a tutti gli effetti fra i fatti noti circa gli squali in generali e, in questo caso, nella sottospecie di quelli veri.



    JwFSxLl





    Il suo udito é molto fine e gli permette di sentire vibrazioni sonore anche deboli a distanze considerevoli, abilità strettamente correlata ai ricettori posti sul muso e sui fianchi. I sensori frontali consentono all'animale di rilevare i campi elettrici degli altri organismi a partire da mezzo miliardesimo di volt, quelli laterali definiscono il senso del tatto dello squalo e lo rendono sensibile alla pressione sulla sua superficie determinata dell'acqua spostata dai movimenti delle prede.

    Anche in questo caso, parliamo di una sensibilità molto acuta che, assieme agli organi sensoriali del muso, l'olfatto e l'udito, costituiscono una sorta di radar che permette al suo possessore di conoscere esattamente posizione, distanza, dimensioni e movimenti delle sue prede, consentendogli di cacciare anche in scarse condizioni di visibilità, ad esempio in acque profonde o torbide. Da qui, forse, il mito dello squalo cieco.




    Wxz0q5j





    Un'altra particolarità di questa razza é il suo perfetto mimetismo cromatico.

    Analizzando l'insieme delle caratteristiche che rendono lo squalo bianco il predatore efficiente che é, sembra quasi di scorgere l'opera di un'intelligenza superiore che lo abbia concepito perfetto in ogni sua parte. Divagazioni teologiche a parte, il fatto di avere la parte superiore del corpo scura e quella inferiore bianca, fa sì che il nostro Charcarodon Charcarias risulti praticamente invisibile sia dall'alto che dal basso (visto da sopra si mimetizza con le oscure profondità marine, dal basso con la superficie luminosa del mare), il che gli consente di attuare diverse strategie di attacco, a seconda della preda di volta in volta braccata.

    Per lo squalo bianco, infatti, é estremamente importante non sprecare energie in attacchi mal calibrati, che lascino spiragli di salvezza alla sua vittima. Il dispendio di energia necessario per predare un'otaria, guizzando come già detto dal basso verso l'alto a velocità tanto elevata da fuoriuscire per l'intera lunghezza del corpo dall'acqua, é notevole.



    BfcNFj8




    Un meccanismo di regolazione interna della temperatura, costituito da un'importante rete mirabile, ovvero un esteso sistema di capillari, assieme all'energia generata dalle importanti masse muscolari dell'animale, gli consente di mantenere una leggera endotermia, condizione che favorisce le prestazioni fisiche. Il tutto, ha un costo in termini energetici, dunque l'economia di risorse é alla base delle tattiche di caccia dagli squali.

    Ma ancora non abbiamo dato risposta alla domanda di cui sopra: bastano le dimensioni, l'aspetto e le caratteristiche fisiche dello squalo bianco a farne un archetipo di terrore irrazionale per molti? La risposta non é così semplice ma, in effetti, considerando i fatti, si potrebbe rispondere di no.

    Ciò che ha fatto diventare lo squalo bianco ciò che oggi é nell'immaginario collettivo è stato il famoso film di Steven Spielberg del 1975, Jaws (Lo Squalo), nel quale all'animale vengono attribuite caratteristiche umane quali astuzia, autodeterminazione e malvagità. Nella pellicola, il mostruoso esemplare di Charcarodon di otto metri persegue quasi uno scopo preciso, s'incaponisce nel perseguitare i protagonisti e tende agguati insidiosi.



    A63OUAE





    Certo regista e sceneggiatore hanno avuto un ottimo materiale di base su cui lavorare, anche per il fatto che lo squalo bianco vive e caccia in un ambiente che una creatura terrestre non può che percepire come alieno, limitante. Morire sbranati da un leone non é certo una prospettiva allettante ma, in qualche strano modo, potrebbe apparire più "naturale" o "confortante" per la vittima rispetto al dilaniamento marino da parte di uno squalo.

    Forse anche per questo motivo il film, innovativo e arricchito di effetti speciali molto convincenti per quei tempi, si é letteralmente radicato nell'immaginario collettivo. Quando si pensa a uno squalo, il collegamento visivo con quello della pellicola é immediato.

    Questa caratteristica di "archetipo del terrore" é stata riconosciuta anche da un illustre interprete delle paure della nostra società, quasi un suo moderno cantore: Stephen King, nel suo capolavoro "It", che narra la storia di un gruppo di preadolescenti alle prese con un diabolico mutaforma in grado di carpire le paure più profonde degli animi umani e materializzarle nel mondo fisico, fa assumere al mostro, tra le altre forme iconografiche, proprio quella dello squalo del film di Spielberg.

    Non ci si lasci però ingannare dalla precisazione che lo squalo cinematografico e quello reale hanno molto poco in comune perché la bestia vera é, comunque, uno spettacolo di morte e magnificenza quale nessun film potrà mai replicare. Nelle prossime righe, nelle quali si dissiperanno alcuni dei luoghi comuni più accreditati, emergerà anche quanto di vero ci sia nei tratti tremendi rappresentati nel famoso film.




    9H4EDIc






    Grande Squalo Bianco: curiosità e falsi miti

    Ed è venuta l'ora di andare a elencare e fare chiarezza su alcuni fatti, curiosità e vere e proprie "leggende" legate agli squali bianchi...

    1. Gli squali bianchi girano attorno alla preda in cerchi concentrici fino all'attacco finale, con la pinna dorsale ben in vista.
    Questa pratica, in realtà, é più che altro ispettiva: lo squalo studia qualcosa che non conosce girandovi attorno, come é evidente dalle riprese effettuate da diversi ricercatori e biologi marini. Possono spingere quest'attività fino al morso, che spesso non é un vero attacco ma il loro modo per conoscere il mondo esterno, al pari di quanto avviene per i neonati, che studiano la natura degli oggetti per loro nuovi infilandoli in bocca. Questi casi sono catalogati, indistintamente, come "attacchi", quand'anche l'intento non fosse aggressivo e pure se, il più delle volte, uno squalo bianco desiste dal divorare una preda ritenuta non sufficientemente nutriente, come l'uomo. Vero é che, per lo sfortunato "assaggiato", potrebbe passare ben poca differenza fra l'essere oggetto di un attacco vero e proprio o di un semplice "morso ispettivo" (o di difesa, nel caso in cui lo squalo si senta minacciato), vista la concreta possibilità di perdere la vita anche con un solo morso. Tra un morso di questa natura e uno finalizzato a uccidere, comunque, passa una certa differenza, come già visto, sia per la forza impressa nel gesto che per gli strattonamenti che, in caso di attacco vero e proprio, seguono alla cattura.



    ACusfrd




    2. Se un uomo incontra uno squalo bianco, verrà di certo attaccato. In quel caso, non c'é nulla da fare.
    Ok, se n'è già parlato, ma ricapitoliamo. L'attacco da parte di uno squalo bianco, in caso d'incontro ravvicinato, non è automatico. Lo squalo potrebbe ignorare del tutto l'uomo o essere messo in fuga da movimenti repentini davanti al muso, tecnica usata da sub esperti che, con l'ausilio di un semplice fucile marino, sono in grado di ottenere un minimo di sicurezza pur nuotando in mezzo agli squali bianchi senza protezioni. Anche lo squalo più grande, inoltre, può essere messo in fuga da ciò che non conosce: un assembramento di persone che batta l'acqua e faccia rumore, presentandosi ai suoi sensi come un solo grande organismo, può impensierirlo abbastanza da farlo desistere da un'azione ostile.
    Inoltre, ricordiamo una volta di più che molti attacchi veri e propri sono frutto di errore: i surfisti che remano con le braccia per raggiungere il largo, visti dal basso, possono sembrare otarie, prede fra le preferite degli squali bianchi.



    GkMgDtg





    Ecco, ciò detto, bisogna anche ricordare che, se ci si mette, lo squalo bianco può essere una discreta carogna; è capitato infatti che anche documentaristi esperti siano caduti nella trappola del "gioco di squadra", o di qualcosa che è sembrato estremamente simile: a un esemplare che affrontava frontalmente il subacqueo e che, in effetti, è stato allontanato con il trucchetto del bastone contro il muso, se n'è qualche volta accompagnato un secondo che, zitto zitto, si è presentato alle spalle del disinvolto cineoperatore. In quei rari casi, l'attacco è sembrato in effetti frutto di una "bastardaggine" tanto umana da avvicinare l'animale all'archetipo di malvagio mostro degli abissi creato da Spielberg. Però sono casi statisticamente irrilevanti. A meno che non siate quel subacqueo...



    dIhINcU





    3. Per sfuggire a uno squalo bianco, bisogna rimanere perfettamente immobili, o raccogliersi "a uovo" per quanto possibile.
    Non é vero. Come visto, gli squali sono curiosi e potrebbero decidere d'indagare su un corpo immobile in ammollo nell'unico modo che conoscono: mordendo. Non che dimenarsi come ossessi possa sortire effetti migliori, d'altronde. L'ideale sarebbe "non sembrare una preda", come si sente dire in alcuni documentari. Peccato che, agli occhi di un predatore di più di una tonnellata, quasi qualunque cosa sembri una preda...

    4. Gli squali bianchi divorano i loro stessi piccoli.
    Su questo si è già detto molto sopra. Ci si limiterà dunque a ricordare come non ci siano dati concludenti a riguardo. Di sicuro, non si fanno problemi a nutrirsi di uova non fecondate, ma è un altro paio di maniche.



    YNh1pH0





    5. Gli squali sono insensibili al dolore.
    Questa sembra essere una bufala bella e buona. Intorno alla sensibilità al dolore dei pesci in generale, sono tutt'oggi aperti diversi dibattiti scientifici e la recente tendenza é quella di propendere per l'ipotesi che, sì, possano provare sensazioni dolorose. Non potremo mai averne la prova perché non é possibile misurare la coscienza, però gli esperimenti sembrano suggerire che la direzione sia quella.
    Di certo, tutti gli squali sono molto sensibili agli stimoli nella zona del muso e, ragionevolmente, in questa parte del corpo proverebbero le maggiori sensazioni dolorose, fatto che, lo ricordiamo, potrebbe risultare utile ricordare in caso si dovesse essere costretti a tentare di deviare un attacco frontale. Se non si muore d'infarto prima, ovviamente.


    iPIsAbD




    6. Gli squali bianchi non hanno nemici naturali.
    Non è così. Non hanno predatori naturali, ma hanno alcuni nemici. L'unico essere in grado di attaccare un grande squalo bianco per nutrirsene è un'orca, ma l'evento è piuttosto raro e non si può dire che lo squalo sia sul menù fisso di quei grandi mammiferi marini, pertanto non si può dire che il Carcharodon carcharias sia una preda dell'orca. Inoltre, a seconda delle dimensioni degli esemplari, l'esito di eventuali scontri non è sempre scontato. Lo squalo bianco è in cima alla catena alimentare, questo non si discute. Però ci sono alcuni animali che lo possono infastidire. Orche a parte, sono molteplici i casi in cui alcuni esemplari di delfini, pur rientrando a tutti gli effetti tra le specie predate dagli squali bianchi, hanno avuto ragione di uno squalo bianco, a volte per proteggere malcapitati bagnanti dal predatore. I delfini possono nuotare a una velocità massima di circa 45 km/h e, colpendo uno squalo sui fianchi a piena forza con il muso, possono infliggergli danni considerevoli. In effetti, alla sezione "consigli di sopravvivenza", si potrebbe aggiungere la voce "nuotare sempre i mezzo a un branco di delfini"...




    4cmWOG7



    Edited by Momà - 20/4/2015, 18:22
     
    Top
    .
2 replies since 20/4/2015, 12:12   3183 views
  Share  
.