Gelso comune - Morus alba L.

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    Morus alba L. - Gelso comune



    Moraceae
    Piante legnose con portamento arboreo.










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    Descrizione: Albero che può raggiungere l'altezza massima di 20 m (mediamente 8-10 m), con fusto a grossi rami irregolari che formano una chioma globosa allargata; spesso il fusto viene capitozzato e dà origine ad un mazzo di rami pressoché di eguale dimensione aperti a ventaglio; corteccia in gioventù grigio-giallognola e quasi liscia, quindi brunastra e solcata longitudinalmente; gemme ovoidi, piccole, appuntite. Specie piuttosto rustica e longeva, pur se sovente cariata all'interno del tronco.

    Foglie alterne su rametti glabri, quasi distiche, con picciolo scanalato di 20-30 mm, lamina intera, morbida, ovato-acuta, grande (in media lar. 5-8 x 7-10 cm), debolmente cordata, glabra e lucida sulle due facce, salvo brevi ciuffi di peli bianchicci nella pagina inferiore all'inserimento dei nervi secondari e terziari, bordo irregolarmente dentato; foglie dei polloni profondamente tripartite con 3(5) lobi.

    Fiori monoici (in minor misura ermafroditi) in amenti: i maschili cilindrici lunghi 2-4 cm, con breve peduncolo, a perianzio 4-partito con 4 stami, i femminili globosi, lunghi 1-2 cm, ugualmente peduncolati, a perianzio 4-5 partito, 1 ovario e 2 stimmi.



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    Frutti in infruttescenza ovale-arrotondata peduncolata di 1-2 cm (sorosio o mora di gelso) formata da minute (diam. 1,5-2 mm) pseudo-drupe carnose, ciascuna con 1 seme, di colore biancastro, più raramente roseo, rossastro o anche nero, dolci.




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    Tipo corologico: E-Asiat. - Asia orientale.

    Antesi: Aprile-maggio

    Habitat: Largamente coltivato nel passato, specialmente in pianura padana, in filari; a volte subspontaneo su terreni abbandonati ed incolti. Preferisce suoli freschi, profondi e permeabili, non argillosi e privi di ristagni d'umidità. Da 0 a 700 m.




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    Note, possibili confusioni: Morus nigra L., introdotto dall'oriente in epoca più antica (greco-romana), raggiunge mediamente maggiore statura e si differenzia per le foglie di solito più tondeggianti e rigide, con picciolo di 5-15 mm, profondamente cordate alla base, ruvide superiormente, più densamente pubescenti di sotto; rametti pure pubescenti; i sorosi sono subsessili, più grandi (2-2,5 cm), di colore a maturità quasi nero ed hanno sapore un po' meno dolce. Veniva coltivato per il frutto e non per la sericoltura.



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    Etimologia:
    Il termine generico (dal greco "moron", divenuto in latino "morus") fa riferimento al colore scuro dei frutti; l'aggettivo specifico, in apparente contrasto col precedente, allude alla più comune colorazione di essi (biancastra), soprattutto in contrapposizione al colore regolarmente viola scuro-nero dei frutti di M. nigra.


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    Il gelso, originario della Cina, è stato introdotto in Europa da epoca antica (Ruggero II lo importò in Sicilia nel 1130). Ben presto acquisì importanza fondamentale per la produzione della seta, legata all'allevamento dei bachi che si cibano delle sue foglie. Anche nel nostro paese era ampiamente coltivato fino agli anni '60 del '900, prima che la produzione di seta entrasse in profonda crisi. Filari di gelsi bianchi, capitozzati per ottenere abbondanti foglie di maggiori dimensioni ad accessibile altezza da terra, sono ancora visibili nelle campagne italiane, connotando, soprattutto nella pianura padana, notevoli siti del paesaggio agrario.




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    A scopo officinale del gelso si impiegano soprattutto radici e foglie. Le radici possiedono proprietà diuretiche e purgative. Le foglie, che si raccolgono in maggio, hanno azione astringente e riducono la glicemia; preparati misti con uso di foglie e corteccia radicale esercitano anche azione immunostimolante, antiasmatica, espettorante, diuretica, lenitiva dei disturbi gastro-enterici.
    I frutti, contenenti abbondanti zuccheri e vitamine, sono rinfrescanti e si consumano allo stato fresco, pur non risultando commerciabili per l'estrema delicatezza e deteriorabilità; vengono usati anche nella preparazione di sciroppi, gelatine e marmellate.



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    Il legno di gelso, ad alburno bianco-giallastro e durame giallo-bruno, è caratterizzato da una buona durezza e resistenza; in passato si utilizzava per confezionare attrezzi ed oggetti che stavano a contatto con l'acqua (secchi, mastelli, barili, doghe) e per piccoli lavori da tornio ed intarsio. E' abbastanza valido come combustibile.



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    Curiosità: Secondo le narrazioni tradizionali, la casuale scoperta della seta pare risalire al 2700 a.C. in Cina, quando un'imperatrice notò dei bruchi che mangiavano le foglie di gelso per poi tessere un involucro, costituito da filamenti sottilissimi e lucenti, entro cui si richiudevano per uscirne poi come farfalle. Ne nacque l'idea di allevare quei bachi per utilizzare le fibre dei bozzoli e farne un tessuto particolarissimo, finissimo e delicato: la seta.



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    Nei secoli successivi la seta si diffuse progressivamente verso occidente ed era così apprezzata da Romani e Bizantini che molti affrontavano interminabili viaggi lungo la cosiddetta "via della seta" per procurarsi questo prodotto, che veniva poi pagato a peso d'oro. I Cinesi per lunghissimo tempo non rivelarono la vera origine del tessuto ai mercanti occidentali, lasciando credere che la fibra fosse di origine vegetale e prodotta dalla pianta del gelso; finché, si narra, nel VI secolo, due monaci inviati in Cina da Giustiniano riuscirono a carpire il segreto, riportando a Costantinopoli alcuni bozzoli nascosti entro i loro bastoni. Si scoprì anche, naturalmente, che per allevare i bachi era necessario disporre degli specifici gelsi orientali e delle loro foglie ed allora anche il gelso bianco venne introdotto e trapiantato in vaste zone dell'occidente ed in Europa, fino ai giorni nostri.


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    L'Italia nel XIX secolo si trovava, insieme a Cina e Giappone, ai vertici della produzione mondiale di seta. Attualmente la produzione nazionale è azzerata, per vari fattori: concorrenza da parte delle fibre sintetiche; cambiamento dagli anni '50-'60 del secolo scorso dell'organizzazione delle aziende agricole, con crescita insostenibile, rispetto all'oriente asiatico, dei costi di produzione; infine recente morìa quasi completa dei bachi per il diffondersi di antiparassitari tossici usati in frutticoltura.





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