Tamara de Lempicka

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    Musa e grande ritrattista dell'art dekò, Tamara de Lempicka si rifugiò nei pennelli per sfuggire alla crisi matrimoniale. Bella e disinibita, pittrice di successo, icona dei ruggenti anni venti. La sua pittura fortemente visiva, sensuale e scandalosa, fatta di un anatomia deformata dentro linee curve che ricordano una matrice cubista. Le sue donne sono belle, eleganti, raffinate, i volti delineati da ombre nette e caratterizzati da occhi distratti, malinconici, donne irraggiungibili, che tradiscono un malessere, il disagio del mondo moderno, il senso estremo del vivere dell'uomo che prelude all'arrivo della guerra.
    Simbolo di un epoca è il suo autoritratto a bordo della Bugatti verde,


    L’opera Autoritratto sulla Bugatti verde è un dipinto a olio su tela, che con i suoi 35 per 27 centimetri rappresenta uno dei ritratti più piccoli di Tamara.



    tamara-de-lempicka-ilaria-andreucci

    Autoritratto
    1929
    Olio su tavola; 35 x 26 cm


    Autoritratto-1932-769x570



    Il quadro è ambiguo per essere un autoritratto, in quanto la pittrice polacca, che vi si dipinge come una donna moderna degli anni Trenta dagli inconfondibili occhi di ghiaccio alla guida della sua automobile, non ha mai posseduto una Bugatti verde ma una Renault gialla. Sosteneva Tamara che lei doveva abbigliarsi come la macchina e la macchina come lei.
    La chiave di lettura di quest’opera gioca su due elementi: la donna e l’automobile. La donna diventa oggetto in una società che basa tutto sul possesso, e la macchina una proiezione del potere virile che l’ha creata.
    Tamara de Lempicka sottolinea con la sua arte di essere una donna libera, una donna dall’inconfondibile superiorità, imponente ed irresistibile.





    Edited by Momà - 21/6/2018, 00:57
     
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    L’ Autoritratto sulla Bugatti verde – pubblicato come copertina di “Die Dame” nel 1932 – è tra i suoi quadri più famosi ma anche il più celebrato, poiché rappresenta il ritratto della donna moderna.

    Una donna che piace alle donne. Libera, viaggiatrice, alla moda, progressista, eccentrica, elegante e trasgressiva, simbolo di un’epoca e protagonista indiscussa di un movimento, quello dell’Art Déco.

    È Tamara de Lempicka, l’artista adorata e imitata da Madonna che è divenuta una delle sue principali collezioniste insieme all’attore Jack Nicholson e alla cantante Barbra Streisand. Open Your Heart, Express Yourself, Vogue sono tra i video cult della popstar americana nei quali sono presentate alcune opere della Lempicka, utilizzate anche come scenografie di alcuni concerti, contribuendo alla riscoperta e alla rivalutazione, soprattutto mediatica, della pittrice.

    E l’alone di mistero che circonda la sua vita privata, a partire dall’incertezza sulla data e sul luogo di nascita orchestrata a dovere dall’artista stessa, definisce il personaggio e attira ancor più l’attenzione su Tamara Gurnick-Gorzka, figlia di una polacca e di un ebreo russo, nata intorno al 1898. Due matrimoni alle spalle, una figlia e molti amanti, una bisessualità dichiarata, una frequentazione costante dei salotti buoni e una vita spesa in feste grandiose fino a dilapidare le sue fortune, fanno della pittrice un esempio precoce di emancipazione femminile e il simbolo di una nuova modernità.

    Debutta nella pittura della Lempicka un protagonismo femminile, teso ad affermare il modello della donna “diabolica” vera e propria “vedova nera” che si ciba di amanti occasionali, quindi un anticipazione della donna androgina. Alcuni suoi dipinti ritraggono la prostituta Rafaela che esce prepotente dalle tele con la sua sensualità prorompente ed il corpo giunonico.


    La belle Rafaela

    1927
    Olio su tela; 64 x 91 cm
    Collezione privata


    Sces08V


    Il dipinto, esposto al Salon d'Automne del 1927, è una delle tre varianti dello stesso soggetto: Raphaëla, una prostituta incontrata al Bois de Boulogne, che per un anno fu la modella preferita della pittrice. Rispetto ai nudi precedenti, impostati secondo ardite deformazioni, le forme anatomiche si addolciscono e si arricchiscono di un erotismo che viene però attenuato dalla cromia dei toni complementari, interrotta solo dall'inserto delle labbra scarlatte.Il legame più stretto è ancora una volta con un'opera di Ingres, La dormiente di Napoli, da cui la Lempicka riprende la posizione e il gesto della donna. Marmori (1977) ne sottolinea la scoperta sensualità, la riduzione della figura a pura "carnalità" che rende l'immagine tangibile e rivela lo sguardo penetrante di chi l'ha scrutata.

     
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    Adamo e Eva

    1932
    Olio su tavola; 116 x 73 cm




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    L'opera fu esposta per la prima volta al Salon des Indépendants del 1932. L'anno seguente fu presentata alla mostra Femmes artistes moderne. Il dipinto appare come il punto di arrivo di una produzione particolarmente studiata cha va collocata nel 1931-1932, periodo in cui la Lempicka produce gli unici due quadri con l'immagine di coppie. Quello di Adamo è peraltro l'unico nudo maschile che abbia dipinto. Per la figura di Eva, la critica ha fatto stringenti parallelismi con la Venere anadiomene di Ingres (1848) conservata a Chantilly. Ai possenti muscoli di Adamo si contrappone, quasi fosse un unico corpo con due lati, il corpo liscio e morbido di Eva.Il quadro ha raggiunto in un'asta nel marzo 1994 il prezzo record di due milioni di dollari

     
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    Ragazza in verde

    1932
    Olio su compensato; 61,5 x 45,5 cm



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    Il dipinto fu esposto per la prima volta al Salon des Indépendants del 1932, insieme al dipinto Adamo ed Eva, e probabilmente fu realizzato in quel periodo. Fu acquistato nello stesso anno dal governo francese e sistemato al Musée du Jeu de Paume.La seducente fanciulla ci appare fasciata da uno svolazzante abito verde che, più che coprire, mette in risalto i seni, i fianchi e il ventre. Le mani coperte da guanti, bianchi come il cappello a larga falda, e i rigidi boccoli biondi ripropongono un modello femminile diffuso dalla moda dell'epoca.L'immagine femminile risulta così uno strano connubio di erotismo artificiale e seduzione velata, di umano e meccanico, che l'ha fatta paragonare a un manichino disumanizzato, risposta degli anni Venti alla macchina umana di Léger.

     
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    "Suzanne au bain" 1938. "




    Tele così famose quanto rivelatrici del beauty look adottato dalla stessa pittrice: labbra scarlatte, pelle diafana, soffici onde abbinate a un carrè, ciglia lunghe (spesso finte) e sopracciglia sottilissime portate ad ala di gabbiano. Ma la sua più grande passione era solo per un prodotto: il rossetto rosso. Un vezzo così irrinunciabile per l'artista che negli anni'30 la casa cosmetica americana Revlon la coinvolse nella creazione di una nuova nuance di lipstick rosso.

    Una vera diva, insomma, che ha saputo segnare il mondo dell'arte e della bellezza con una intensità unica e che ancora oggi non ha smesso di dettare tendenza e di essere la musa ispiratrice di certe star come Madonna.
     
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4 replies since 15/5/2018, 02:39   167 views
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