Epifania...Arriva la Befana Storia Frasi poesie GIF ed altro

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  1. Momà
     
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    La Befana
    Le origini e la storia della Befana.



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    La Befana, (termine che è corruzione di Epifania, cioè manifestazione) è nell'immaginario collettivo un mitico personaggio con l'aspetto da vecchia che porta doni ai bambini buoni la notte tra il 5 e il 6 gennaio.
    La sua origine si perde nella notte dei tempi, discende da tradizioni magiche precristiane e, nella cultura popolare, si fonde con elementi folcloristici e cristiani: la Befana porta i doni in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino dai Magi.


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    L'iconografia è fissa: un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, un paio di ciabatte consunte, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate. Vola sui tetti a cavallo di una scopa e compie innumerevoli prodigi. A volte, è vero, lascia un po' di carbone (forse perché è nero come l'inferno o forse perché è simbolo dell'energia della terra), ma in fondo non è cattiva. Curioso personaggio, saldamente radicato nell'immaginario popolare e - seppure con una certa diffidenza - molto amato. Fata, maga, generosa e severa... ma chi è, alla fine? Bisogna tornare al tempo in cui si credeva che nelle dodici notti fantastiche figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. Gli antichi Romani pensavano che a guidarle fosse Diana, dea lunare legata alla vegetazione, altri invece una divinità misteriosa chiamata Satia (dal latino satiaetas, sazietà) o Abundia (da abundantia).


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    La Chiesa condannò con estremo rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche, ma il popolo non smise di essere convinto che tali vagabondaggi notturni avvenissero, solo li ritenne non più benefici, ma infernali. Tali sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni diverse che sfociarono, nel Medioevo, nella nostra Befana. C'è chi sostiene che è vecchia e brutta perché rappresenta la natura ormai spoglia che poi rinascerà e chi ne fa l'immagine dell'anno ormai consunto che porta il nuovo e poi svanisce. Il suo aspetto laido, rappresentazione di tutte le passate pene, assume cosi una funzione apotropaica e lei diventa figura sacrificale. E a questo può ricollegarsi l'usanza di bruciarla.


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    Nella tradizione popolare però il termine Epifania, storpiato in Befana, ha assunto un significato diverso, andando a designare la figura di una vecchina particolare.

    Come abbiamo avuto modo di vedere per le altre tradizioni italiane che si svolgono in tutto l'arco dell'anno, molte nostre festività hanno un'origine rurale, affondando le loro radici nel nostro passato agricolo. Così è anche per la Befana.

    Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. La notte del 6 gennaio, infatti, Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l'anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. Oramai secca, Madre Natura era pronta ad essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta Natura, una luna nuova.


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    Prima di perire però, la vecchina passava a distribuire doni e dolci a tutti, in modo da piantare i semi che sarebbero nati durante l'anno successivo.
    In molte regioni italiane infatti, in questo periodo, si eseguono diversi riti purificatori simili a quelli del Carnevale, in cui si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno gran chiasso o si accendono imponenti fuochi, o addirittura in alcune regioni si costruiscono dei fantocci di paglia a forma di vecchia, che vengono bruciati durante la notte tra il 5 ed il 6 gennaio.

    La Befana coincide quindi, in certe tradizioni, con la rappresentazione femminile dell'anno vecchio, pronta a sacrificarsi per far rinascere un nuovo periodo di prosperità.


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    Questa festa ha però assunto nel tempo, anche un significato lievemente diverso. Nella cultura italiana attuale, la Befana non è tanto vista come la simbolizzazione di un periodo di tempo ormai scaduto, quanto piuttosto come una sorta di Nonna buona che premia o punisce i bambini.

    I bambini buoni riceveranno ottimi dolcetti e qualche regalino, ma quelli cattivi solo il temutissimo carbone, che simboleggia le malefatte dell'anno passato. Il potere psicologico della Befana sui bambini è quindi molto forte ed i suoi aspetti pedagogici non vanno di certo trascurati.


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    In alcune regioni, come il Lazio, la Befana è una figura molto importante ed intorno alla sua festa si svolgono importanti fiere culinarie, ma è anche l'ultimo giorno di vera festa, l'ultimo in cui si tiene l'albero di Natale a casa. Addirittura, in molte regioni d'Italia, c'è l'usanza, anche tra gli adulti, di scambiarsi dei regali più modesti rispetto a quelli del 25 dicembre, oppure, soprattutto tra innamorati, cioccolatini e caramelle.

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    La leggenda della Befana

    Secondo il racconto popolare, i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchia.
    Malgrado le loro insistenze, affinchè li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci.
    Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù.
    Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.


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    La Tradizione della Befana


    La Befana, tradizione tipicamente italiana, non ancora soppiantata dalla figura "straniera" di Babbo Natale, rappresentava anche l'occasione per integrare il magro bilancio familiare di molti che, indossati i panni della Vecchia, quella notte tra il 5 il 6 gennaio, passavano di casa in casa ricevendo doni, perlopiù in natura, in cambio di un augurio e di un sorriso.
    Oggi, se si indossano gli abiti della Befana, lo si fa per rimpossessarsi del suo ruolo; dispensatrice di regali e di piccole ramanzine per gli inevitabili capricci di tutti. Dopo un periodo in cui era stata relegata nel dimenticatoio, ora la Befana sta vivendo una seconda giovinezza, legata alla riscoperta e alla valorizzazione delle antiche radici, tradizioni e dell'autentica identità culturale.



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    I Re Magi

    Nella tradizione cristiana i Re Magi sono magi. La parola 'mago' che si usa per indicare questi personaggi non va identificata con il significato che oggi noi diamo. Il vocabolo deriva dal greco 'magoi' e sta ad indicare in primo luogo i membri di una casta sacerdotale persiana (in seguito anche babilonese) che si interessava di astronomia e astrologia. Potremo meglio nominarli: studiosi dei fenomeni celesti.
    Nell'antica tradizione persiana i Magi erano i più fedeli ed intimi discepoli di Zoroastro e custodi della sua dottrina che secondo il Vangelo di Matteo giunsero da oriente a Gerusalemme per adorare il bambino Gesù, ovvero il re dei Giudei che era nato. I Magi provenienti da oriente, ovvero dalla Persia, furono, quindi, le prime figure religiose ad adorare il Cristo, al quale presentano anche dei doni crismali.



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    La stella cometa dei Re Magi

    "La stella, veduta dai Magi, secondo l'opinione più probabile, dedotta dalle sue caratteristiche, era una meteora straordinaria, formata da Dio espressamente per dare ai popoli il lieto annunzio della nascita del Salvatore"
    Molto si è scritto su questa stella. Diverse sono state le ipotesi che possono riassumersi a tre: una cometa, una 'stella nova', una sovrapposizione di satelliti.

    Non si può neppure pensare ad una 'stella nova', bagliore prolungato emesso da corpi celesti invisibili al momento della loro esplosione. Infatti nell'area di Gerusalemme non ne comparve nessuna tra il 134 a.C. ed il 73 d.C.



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    La Grande Enciclopedia Illustrata della Bibbia sembra propendere per la terza ipotesi, già condivisa a suo tempo da Keplero: "Di tutte le spiegazioni possibili la più probabile rimane quella, in qualche modo accettabile sulle fonti, secondo cui si è trattato di un'insolita posizione di Giove, l'antica costellazione regale. L'astronomia antica si è occupata dettagliatamente della sua comparsa in un preciso punto dello zodiaco e l'ha identificata, sul grande sfondo di una religiosità mitologico-astrale molto diffusa, con la divinità più alta. Essa era importante soprattutto per gli avvenimenti della storia e del mondo, in quanto i movimenti di Saturno erano facilmente calcolabili. Saturno, il pianeta più lontano secondo gli antichi, era il simbolo del dio del tempo Crono e permetteva immediate deduzioni sul corso della storia. Una congiunzione di Giove e di Saturno in una precisa posizione dello zodiaco aveva certamente un significato tutto particolare. La ricerca più recente si lascia condurre dalla fondata convinzione che la triplice congiunzione Giove-Saturno dell'anno 6/7 a.C. ai confini dello zodiaco, al passaggio tra il segno dei Pesci e quello dell'Ariete, deve aver avuto un enorme valore. Essa risulta importante come una 'grande' congiunzione e, in vista della imminente era del messia (o anche età dell'oro), mise in allarme l'intero mondo antico".


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    I Re Magi


    Si credeva, in Oriente, che un nuovo astro apparisse in cielo ogni volta che nasceva un grande Rè. A confermare e legittimare la sua sovranità erano i Magi, grandi saggi e alti sacerdoti che, per la loro sapienza e la capacità di trarre auspici e interpretare gli eventi, godevano di grande influenza politica e religiosa. La luce di una cometa, mai vista prima, guidò i Magi dal Bambino ed essi lo adorarono e lo riconobbero come Uomo, Rè e Dio.
    A lui offrirono tré doni: oro (simbolo regale), incenso (che si offre alla divinità) e mirra (usata per l'imbalsamazione perché preserva il corpo umano dalla corruzione). Cosi fu manifestata la triplice natura del Messia e tutto il mondo conobbe il prodigio di quella nascita.


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    Attesi come portatori di doni, venerati, amatissimi, i Magi diedero origine a scritti apocrifi e leggende che un carmelitano, Giovanni da Hildesheim, intorno al 1360 raccolse e ordinò nello scritto Storia dei tré rè. Infiniti i racconti che li riguardano, dotte le dissertazioni. Chi erano, quanti, da dove deriva il loro nome, qual'è la loro simbologia...
    In realtà l'unico testo canonico che abbiamo su di loro è il secondo capitolo del Vangelo di Matteo. Altro, di certo, non sappiamo. Ma tanto ci basta per disporre intorno alla greppia, ogni sei gennaio, tré esotiche statuine di terracotta o cartapesta, riccamente vestite e accompagnate da cammelli. Vi resteranno solamente poche ore... tutto sta per concludersi... e tuttavia solo cosi si completa la festa.


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    Infine arriva l'Epifania, una delle principali feste cristiane la cui celebrazione cade il 6 gennaio.
    Nata in Oriente per commemorare il battesimo di Gesù, l'Epifania fu successivamente introdotta in occidente dove assunse contenuti religiosi in parte diversi, come la celebrazione delle nozze di Cana e il ricordo dell'offerta dei doni dei magi nella grotta di Betlemme; quest'ultimo aspetto ha poi finito per prevalere, sovrapponendosi a precedenti tradizioni folcloristiche.

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    I magi erano un gruppo di personaggi che, guidati da una stella, arrivano dall'oriente per rendere omaggio a Gesù appena nato a Betlemme, donandogli oro, incenso e mirra. Successivamente vennero indicati come "re" e il loro numero venne fissato a tre, con i nomi di Melchiorre, Gaspare e Baldassarre.
    Questa festa ha determinato il nascere della figura della befana distributrice di doni che da un supplemento di regali ai bambini, e fa terminare questo ciclo di festeggiamenti: il giorno dopo si iniziano a spegnere le luci, a disfare gli addobbi, e ci si prepara ad affrontare il Carnevale e San Valentino.



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    Vangelo di Matteo sulla Venuta dei Re Magi

    "Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: "Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo". All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

    E tu, Betlemme, terra di Giuda,
    non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
    da te uscirà infatti un capo
    che pascerà il mio popolo, Israele".



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    "Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo".
    "Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese" (Mt., 2, 1-12).




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